Quando non

c’è #STRATEGY

i COPY
BALLANO.

Sono una strategist. E una copy. E nella mia precedente vita, anche un direttore creativo. Se vuoi sapere cosa so fare, non chiedermelo. Mettimi alla prova.

Se vogliamo comunicare in maniera appropriata, anche la scelta del font va effettuata in modo appropriato. Nell’economia di un impaginato, il font utilizzato non è un dettaglio secondario. Impiegato nel modo opportuno infatti, è in grado di generare un effetto potente, magari non percepibile a livello conscio, ma riscontrabile nell’efficacia generale della nostra comunicazione.

La relazione fra contesto e font utilizzato, è così stretta da rendere evidenti delle “incongruenze” quando viene utilizzato un font inadatto.
Il carattere compone le parole che veicolano il messaggio. La scelta di un font influenza quindi non solo l’aspetto grafico, ma anche la fruizione del messaggio che si vuole veicolare.

Esistono diverse classificazioni per le famiglie di font. Queste sono quelle principali e a cui si riconducono degli stili ben definiti (per una visione completa online vi consiglio il sito www.dafont.com):

  • Stile Antico che imita le lettere così come venivano scritte dagli amanuensi (es: Garamond, Goudy Old Style e Palatino Linotype).
    Di transizione che sancisce il passaggio dallo stile antico agli stili successivi. Ha un presenza più spontanea, ma maggiormente precisa e efficiente ed è caratterizzato da un maggior contrasto tra i tratti grossi delle aste e quelli sottili delle grazie (es: Baskerville, Boookman, Times New Roman).
  • Moderno che elimina tutte le caratteristiche del disegno manuale e passa a forme rigidamente geometriche. Si evidenziano contrasti decisi fra le aste e le grazie, ma anche tra le stesse aste grosse e sottili (es:Bodoni, Century).
  • Grazie squadrate che si distingue dalle altre perché le grazie sono marcate e squadrate e a volte sono della stessa grandezza dei tratti principali (es: Callisto, Courier New, Serifa).
  • Bastone che presenta caratteri senza grazie e senza alcun contrasto fra tutti i tratti delle lettere che appaiono costruite con linee uniformi. (es: Futura, Gill Sans, Univers).
  • Calligrafici che richiama la scrittura calligrafica attraverso tratti di connessione e accostamento delle lettere (es: Commercial Script, Ambassy Script, Brush Script).
  • Fantasie che propone effetti ornati e decorativi di varia natura (es: Stencil, Branding Iron, Libra).

In generale l’utilizzo dei font è soggetto alle mode del momento. Ma è sempre meglio non farsi travolgere dalle tendenze e tenere presente quale font soddisfa maggiormente gli obiettivi della comunicazione.

Una buona regola è quella di non usare un numero eccessivo di font per lo stesso documento.

Ogni carattere è come se avesse una voce che lo distingue. Utilizzare troppi caratteri nello stesso impaginato, è come mettere tante persone a parlare in una medesima stanza. Il risultato sarà un incredibile rumore e l’incapacità di percepire un messaggio distinto. Quindi, per esperienza, è consigliabile non avvalersi di più di tre caratteri diversi in una stessa pubblicazione.

Personalmente, per dare movimento all’impaginato, utilizzo delle variazioni del medesimo carattere. Ma se proprio non potete fare a meno di ricorre a caratteri diversi, allora applicateli a differenti livelli del documento. Per esempio: il Baskerville per i titoli e il Times NewRoman, che gli assomiglia, per il testo. Ma non per i sottotitoli perché si avvicinerebbe troppo ai titoli in Baskerville e il lettore li metterebbe a confronto percependo un effetto di “inspiegabile” fastidio.

Condividi:

ULTIMI ARTICOLI

Cerca per categoria:

,